“Medico cura te stesso” è il filo conduttore di questo lavoro, vissuto come un viaggio nell’animo dell’autore, del suo intimo, un percorso di auto-terapia compiuto mettendo a nudo se stesso.
“Medico cura te stesso” è un monito che sembra provenire da fuori, come una voce esterna e nello stesso tempo è un monito di sé a sé, una spinta a reagire sempre alle avversità che la vita ci riserva.
Questa esortazione accompagna altri temi ricorrenti in questa opera: il desiderio di verità, la solitudine, la contraddizione, il bisogno di gesti concreti d’amore e non di superficie, il superamento delle apparenze e dei luoghi comuni.
Il termine chiave, che dà anche titolo a questa opera è “mostruosità”. Mostro come apparizione di un evento inaspettato, che desta stupore o paura. Mostro inteso come pensiero inconfessabile, indicibile, di cui vergognarsi e da nascondere a sé e agli altri.
Mostruosità intesa anche come insieme informe, a volte dissonante, di stili letterari diversi: poesia, filastrocca, riflessione filosofica, racconto, gioco di voci onomatopeiche, associazioni libere di pensiero, aforismi, pagine di diario.
Mostruosità infine intesa come imprevisto che spiazza e prepara al senso della meraviglia verso la bellezza della vita, alla rinascita.