Nella scrittura di Giuseppe Pellegrino, poesia e prosa poetica diventano una sorta di “tavolo settorio per l’anatomia della psiche” e dipingono sulla pagina quell’affascinante intrico di paure, sogni, incubi, ossessioni e desideri che popola le stanze più segrete di ognuno di noi.
Il valore assoluto dell’uomo in quanto persona e il desiderio di aprirsi agli altri scandiscono le tappe fondamentali di quest’immersione negli Interni d’uomo, da cui si esce con la consapevolezza che “la misantropia è malattia, la filantropia ne è la cura”. Urticante e spesso corrosiva, la scrittura di Pellegrino vuol spezzare le catene delle sovrastrutture culturali per restituire all’uomo uno sguardo da bambino, in grado di abbandonarsi alla meraviglia dell’universo.
Il tempo che oscilla fra la tensione verso il futuro e la percezione dell’eternità, l’apertura al sincretismo religioso come ricerca della felicità, l’amore e la morte sono solo alcuni dei temi toccati in questa raccolta poetica che guarda anche all’attualità, dalla corruzione politica agli sbarchi di Lampedusa.
Dalla Redazione di Besa Editrice
La virtù dello scrittore più apprezzata dal pubblico è certamente quella di raccontare momenti di vita che l’osservatore comune non saprebbe cogliere.
D’altra parte, la virtù del medico più apprezzata dal paziente è quella di comprendere non solo il disagio fisico ma anche quello psicologico che la malattia comporta.
Cosa succede quando lo scrittore è anche un apprezzato medico e psicoterapeuta? Avviene che ogni caso clinico diventa per l’uomo un’occasione di incontro, per il medico un’occasione di ulteriore conoscenza dell’animo umano attraverso le storie di coloro che si affidano a lui, per lo scrittore una nuova storia da raccontare.
Ma un medico non può raccontare le storie dei suoi pazienti e infatti Giuseppe Pellegrino non lo fa direttamente ma partecipa il grande pubblico, attraverso la sua opera che è insieme prosa, poesia, esperienza, musica e immagine, della varietà dell’animo umano che si cela in persone che magari sono intorno a noi e hanno un vissuto così ricco e complesso che non immaginiamo neanche e non lo immaginiamo per ilsemplice fatto che non lo conosciamo. Ma Pellegrino gode di un osservatorio privilegiato che solo la sua professione gli consente, arricchita dal conseguimento di una laurea in filosofia.
In verità l’incontro tra medicina, psicologia e filosofia non è una cosa nuova. L’università fino a quattrocento anni fa conosceva solo tre facoltà: teologia, giurisprudenza e artes.
La facoltà delle arti era quella che laureava i medici e dove si studiavano appunto filosofia e medicina, nella prospettiva della logica, della metodologia della fisica e della psicologia di Aristotele, che ha rappresentato la struttura fondamentale del pensiero scientifico per più di duemila anni.
Ora che è assodato che il pensiero moderno degli ultimi quattrocento anni con il suo meccanicismo non riesce più a rispondere agli interrogativi profondi che sono quelli che si pone proprio colui che si rivolge alla psicologia, un medico che è anche uno psicoterapeuta e uno studioso di filosofia prova a raccontare i moti più profondi dell’essere umano proponendo al lettore una serie di scorci sulla nostra esistenza, scorci non vissuti dall’esterno bensì dall’interno: Interni d’uomo, appunto.
Ennio De Bellis – Università del Salento