Stigma vuol dire pregiudizio.
Lo stigma è un pregiudizio che a livello individuale o di comunità conferisce ad un singolo individuo o gruppo, o tipologia di individui, una connotazione negativa, tanto da percepire tali “categorie” di persone come fossero di livello inferiore, rispetto alla presunta ed auspicata “normalità”.
Con la stigmatizzazione si imprime un “marchio” per catalogare o diagnosticare la presunta “devianza” dalla presunta “normalità”.
E come ogni pregiudizio, è un giudizio emesso in assenza di conoscenza diretta e di una aperta riflessione.
Il fenomeno dello stigma è molto sentito nell’ambito della psichiatria, psicologia clinica e sociologia, laddove una “diagnosi” di malattia o di devianza ed i comportamenti ad essa collegati, suscitano nelle persone presunte “normali” atteggiamenti di chiusura e di rifiuto, se non addirittura di condanna e di emarginazione.
La persona che soffre si trova a combattere la sua vicenda personale su due fronti: da un lato la sofferenza dovuta ai suoi problemi e a come li vive, dall’altro lato lo sforzo di contrastare le reazioni di rifiuto da parte dell’ambiente familiare e sociale in cui vive.
Di fronte al fenomeno della stigmatizzazione possiamo assumere due posizioni alternative:
la denuncia e lo schieramento contrario, grazie ad un atteggiamento aperto ed empatico, oppure la collusione con esso motivata da calcolo, vantaggio personale o di gruppo di appartenenza, indifferenza o pigrizia mentale.